LA POPOLAZIONE NOMADE
Karl Marx
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 2 dicembre 2008
QUESTA CITTA'
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Ci volgiamo ora a uno strato della popolazione l’origine del quale è rurale, e l’occupazione in gran parte industriale.
Esso costituisce la fanteria leggera del capitale che a seconda del suo fabbisogno la getta ora in un punto ora in un altro. Se non si trova in marcia, « si accampa». I lavoratori vaganti vengono usati per diverse operazioni edilizie e di drenaggio, per la fabbricazione dei mattoni, per la cottura della calce, la costruzione di ferrovie, ecc.
Colonna ambulante della pestilenza, essi importano nelle località presso le quali si stabiliscono, il vaiuolo, il tifo, il colera, la scarlattina, ecc.129
Quando si tratta di imprese che comportano rilevante esborso di capitale, come la costruzione di ferrovie, è per lo più l’imprenditore stesso che fornisce al suo esercito capanne di legno o simili, villaggi improvvisati senza alcun provvedimento sanitario e fuori del controllo da parte delle autorità locali, che rappresentano un forte utile per il signor appaltatore il quale sfrutta gli operai in duplice maniera, cioè come soldati dell’industria e come inquilini. A seconda che la capanna di legno contiene uno, due, o tre buchi, il suo inquilino, terrazziere, ecc. deve pagare due, tre, quattro scellini alla settimana130. Basti un solo esempio. Nel settembre 1864, riferisce il dott. Simon, arrivò al ministro degli interni, Sir George Grey, la seguente denuncia da parte del presidente del Nuisance Removal Committee (Comitato di polizia sanitaria) della parrocchia di Sevenoaks: « In questa parrocchia il vaiuolo era del tutto sconosciuto fino a circa dodici mesi fa. Poco prima di quel l’epoca furono iniziati i lavori per una ferrovia da Lewisham a Tunbridge. Non solo i lavori principali furono eseguiti nelle immediate vicinanze di questa città, ma vi fu anche impiantato il deposito principale di tutti i lavori. Perciò vi fu occupato un gran numero di persone. Siccome era impossibile ospitarle tutte in cottages, l’appaltatore, signor Jay, fece approntare delle capanne in diversi punti lungo la linea ferroviaria, per alloggiarvi gli operai. Queste capanne non erano munite di ventilazione né di fognatura ed erano inoltre necessariamente sovraffollate, giacché ogni inquilino doveva accogliere dei coabitanti per quanto fosse numerosa la sua famiglia e benché ogni capanna fosse di sole due stanze. Secondo la relazione medica ricevuta, ciò ha avuto per conseguenza che di notte quella povera gente era costretta a soffrire tutte le pene del soffocamento per evitare le esalazioni pestilenziali che salivano dall’acqua stagnante sudicia e dai cessi posti direttamente sotto le finestre. Infine furono inoltrate lagnanze al nostro comitato da parte di un medico che aveva avuto occasione di visitare queste capanne. Egli si è espresso circa lo stato di questi cosiddetti alloggi con le parole più aspre, e temeva che ne sarebbero venute conseguenze molto serie qualora non si fosse provveduto con qualche norma sanitaria. Un anno fa circa il p. p. (« praemissis praemittendis » = premessi tutti i titoli che gli spettano) Jay s’impegnò di sistemare una casa nella quale sarebbero subito state allontanate le persone da lui occupate colpite da malattie contagiose. Ripetè questa promessa alla fine del luglio scorso, ma non fece mai il minimo passo per attuarla, benché a partire da tale data vi fossero stati diversi casi di vaiuolo e di conseguenza due casi di morte. Il 9 settembre il medico Kelson mi riferì di ulteriori casi di vaiuolo in quelle stesse capanne e me ne definì le condizioni come orribili. Per vostra (del ministro) informazione devo aggiungere che la nostra parrocchia possiede una casa isolata, la cosiddetta casa della peste, dove sono assistiti i membri della parrocchia che soffrono di malattie contagiose. Questa casa è da mesi costantemente sovraffollata di pazienti. In una famiglia sono morti cinque bambini di vaiuolo e febbre. Dal primo aprile al primo settembre di quest’anno si sono verificati ben dieci casi mortali di vaiuolo; e quattro di essi nelle dette capanne che sono focolai di contagio. È impossibile indicare il numero dei casi di malattia, perchè le famiglie colpite cercano di tenerli segreti il più possibile».131
Gli operai nelle miniere carbonifere ed altre fanno parte delle categorie meglio pagate del proletariato britannico. È stato mostrato altrove a quale prezzo essi conquistino il loro salario.132 Qui darò un rapido sguardo alle loro condizioni di abitazione. Di regola lo sfruttatore della miniera, che sia proprietario o appaltatore, appronta un certo numero di cottages per le sue braccia, che ricevono «gratuitamente» cottages e carbone per il riscaldamento; ossia cottages e carbone costituiscono una parte del salario fornita in natura. Coloro che non si possono sistemare in questa maniera ricevono in cambio quattro sterline all’anno. I distretti minerari attraggono rapidamente una popolazione numerosa, composta dei minatori stessi e degli artigiani, bottegai, ecc. che si raggruppano attorno ad essi.
Come ovunque dove la popolazione è densa, qui la rendita fondiaria è elevata. L’imprenditore minerario cerca quindi di mettere in piedi, alle bocche delle miniere, nello spazio più ristretto possibile, la quantità di cottages strettamente necessaria ad impacchettarvi le sue braccia e le loro famiglie. Se nelle vicinanze si aprono nuove miniere oppure vengono riaperte vecchie miniere, l’affollamento aumenta.
Al momento della costruzione dei cottages vige un solo punto di vista, «astinenza » del capitalista da ogni esborso di contanti non assolutamente inevitabile.
«Le abitazioni degli operai minatori e degli altri operai collegati alle miniere di Northumberland e di Durham», dice il dott. Julian Hunter, «sono forse in media la cosa peggiore e più costosa che, l’Inghilterra offra su larga scala a questo riguardo, eccezion fatta tuttavia per i distretti analoghi nel Mon mouthshire.
L’estrema cattiva qualità consiste nel numero elevato di persone che riempiono una stanza, nella ristrettezza del terrena fabbricabile su cui viene gettata una gran massa di case, nella mancanza d’acqua e nell’assenza di cessi, nel metodo spesso impiegato di collocare una casa sopra l’altra oppure di divider in flats (piani)  (cosicchè i diversi cottages costituiscono piani sovrapposti verticalmente)... L’imprenditore tratta tutta la colonia come se fosse semplicemente accampata, non come se risiedesse»133. «Eseguendo le istruzioni datemi», dice il dott. Stevens, «ho visitato la maggior parte dei grandi villaggi minerari della Durham Union... Con pochissime eccezioni si può dire di tutti che ogni mezzo per la tutela della salute degli abitanti vi è trascurato... Tutti i minatori sono vincolati («bound»), espressione che come bondage risale all’epoca della servitù della gleba) all’appaltatore («lessee») o proprietario della miniera per dodici mesi. Se danno sfogo al proprio malcontento o se molestano in qualche modo il sorvegliante («viewer»), questi pone un segno o un’osservazione accanto al loro nome nel libro di controllo e li licenzia al momento del nuovo vincolo annuo... Mi pare che nessun tipo di truck-system  (Pagamento in natura.) possa essere peggiore di quello che regna in questi distretti a densa popolazione. L’operaio è costretto a ricevere come parte del salario una casa circondata da emanazioni pestilenziali. Non può fare come vuole. Egli è sotto ogni riguardo un servo della gleba (he is to all intents and purposes a serf). È dubbio che qualcun altro possa aiutarlo all’infuori del suo proprietario, e questo proprietario consulta soprattutto il proprio bilancio; e il risultato è pressappoco immancabile. L’operaio riceve dal proprietario anche la sua provvista d’acqua. Che questa sia buona o cattiva, che venga fornita o trattenuta, egli deve pagarla, ossia deve adattarsi a una trattenuta sui salario»134.
Quando è in conflitto con l’«opinione pubblica» o con l’ufficio d’igiene il capitale non si perita di «giustificare» le condizioni in parte pericolose, in parte degradanti alle quali costringe a sottoporsi la funzione e il domicilio dell’operaio, asserendo che sono necessarie per sfruttano con maggiori profitti. Così, quando si astiene da impianti protettivi contro le macchine pericolose nella fabbrica, da mezzi di ventilazione e di protezione nelle miniere, ecc. Così, qui con gli alloggi dei minatori. «Come scusa e, dice il dott. Simon, sanitario per il Privy Council, nella sua relazione ufficiale, « come scusa per gli alloggi assolutamente indegni si dice che le miniere vengono sfruttate per lo più in appalto, che la durata del contratto (che per le miniere è quasi sempre di 21 anni) è troppo breve perché l’appaltatore ritenga che valga la pena di fornire dei buoni alloggi agli operai e artigiani ecc. che l’impresa attrae; anche se avesse l’intenzione di procedere liberalmente da questo lato, quest’intenzione sarebbe resa vana dal proprietario fondiario. Costui infatti pare abbia la tendenza di chiedere subito un esorbitante fitto addizionale per il privilegio di costruire sulla superficie del suo terreno un villaggio decente e confortevole per alloggiarvi coloro che lavorano la sua proprietà sotterranea. Questo prezzo proibitivo, qualora non si tratti di proibizione diretta, pare trattenga anche altri che in condizioni diverse sarebbero ben disposti a costruire... Non indagherò oltre sul valore di questa scusa, né indagherò su chi in ultimo ricadrebbe la spesa addizionale per alloggi decenti, se sul proprietario fondiario, sul l’appaltatore della miniera, sugli operai o sul pubblico... Ma dinanzi a dati di fatto così ignominiosi come quelli rilevati dalle accluse relazioni (quelle del dott. Hunter, Stevens, ecc.) deve essere applicato un rimedio... Titoli di proprietà fondiaria vengono in tal modo usati per commettere una grande ingiustizia pubblica. Nella sua qualità di proprietario della miniera il proprietario fondiario invita una colonia industriale a lavorare nel suo fondo, e poi, nella sua qualità di proprietario della superficie del suolo, rende impossibile agli operai da lui raccolti di trovare l’alloggio adatto, indispensabile alla loro vita. L’appaltatore della miniera» (lo sfruttatore capitalistico) «non ha alcun interesse pecuniario a opporsi a questa suddivisione dell’affare giacché egli sa molto bene che se quelle ultime pretese sono esorbitanti, le conseguenze non ne ricadono su di lui, che gli operai sui quali ricadono sono troppo poco istruiti per conoscere i propri diritti sanitari, e che né l’alloggio più osceno né l’acqua potabile più putrida saranno mai motivo di sciopero».135

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Il Capitale, Libro I, sez. VII, cap. ventitreesimo, paragrafo 5,c
129 - Public health. Sevent report, Londra 1865, p. 18.
130 - Ivi, p. 163
131 - Ivi, , p. 18. Il preposto all'assistenza dei poveri della Chapel-enle-Frith Union riferisce al registral general [direttore generale dei servizi anagrafici] : "A Doveholes è stato fatto un certo numero di piccole cavità in una grande collina di cenere di calce. Queste grotte servono da abitazione ai terrazieri e ad altri operai occupati nella costruzione della ferrovia; sono strette, umide, senza scolo per le immondizie e senza cessi. Mancano di ogni mezzo di ventilazione, eccettuato un foro nella volta che serve anche da comignolo. Il vaiolo vi infierisce e ha già causato diversi casi di morte (tra i trogloditi)" (ivi, nota 2)
132 - I particolari riferiti nel tomo II, p. 207 sgg. riguardano specialmente gli operai nelle miniere di carbone. Sulle condizioni anche peggiori nelle miniere metallifere cfr. la coscienziosa relazione della Royal commission del 1864.
133 - Public health. Seventh report, Londra, 1865, pp. 180, 182
134 - Ivi, pp. 515, 517.
135 - Ivi, p. 16